martedì 4 novembre 2008

Energy and West Revolution

L'informazione è potere, e i mezzi di comunicazione sono il braccio armato di un sistema fondato su di essa.

Niente di nuovo. L'Occidente conosce questa formula molto prima di Orson Wells e Licio Gelli.

Ciò che è nuovo, è quanto in molti ci auguriamo possa accadere tra oggi e domani: l'elezione del primo presidente nero della storia americana nel momento più critico e transitorio del Sistema Occidente. Un presidente che saprebbe dire a tutti noi qualcosa di nuovo in tv, sul web, alla radio. Una faccia pulita, perfetta per dare SPERANZA e FUTURO al solito, caro, Occidente un po' agonizzante e in crisi d'identità. Quanto farà per gli altri paesi Obama e per il mondo intero? Non so. Ghandi è un'altra cosa.

Questo post, però, non è dedicato ad Obama. Questo post è un ritorno alla mia scrittura sul web con un tema di più ampio respiro.
Guardate questo video:



E' Kennedy, l'Obama del passato che chiama una nuova rivoluzione, quella energetica. E non a caso il video è sponsorizzato da Greenpeace, un brand dell'ecologia che sa come creare eventi di comunicazione per le proprie battaglie ambientaliste. Battaglie che presto importeranno anche ai grandi della terra che mangeranno sushi a Kyoto più spesso di quanto abbiano fatto negli ultimi anni, per firmare nuovi protocolli in difesa della Natura e, ancor più, in difesa del loro potere.

Non voglio mettere sullo stesso piano Greenpeace - che sostengo con la mia quota annuale di 50 euro - con quanto dirò tra poco. Voglio solo riflettere sulla prossima bolla - o balla - naturista, parlando di geopolitica e di ciò che a mio avviso ci aspetta.

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La bolla finanziaria è scoppiata. Quella del petrolio pure e anche quella delle materie prime. Molti ci hanno perso, ma i soliti nomi hanno guadagnato capitali enormi, rastrellando il necessario per la trasformazione del sistema energetico-produttivo con nuove infrastutture e nuove tecnologie dai costi colossali, che chi comanda non intende certo pagare di tasca propria.
Per abbandonare il sistema globale basato sul petrolio e passare ad uno nuovo fondato su fonti energetiche rinnovabili, occorrono risorse economiche stratosferiche. Quei 700 miliardi di dollari stanziati dal governo americano per salvare il suo sistema finanziario sono solo una goccia in confronto.

I grandi player energetici questo le sanno bene, petrolio carbone e gas stanno 'a finì! E da tempo riflettono:

"Che famo per garantire che Sistema l'Occidente sia il più potente dei Sistemi Globali anche per i prossimi 50 anni, in barba a Cina, India e Russia?".

Come diceva il Principe di Salina, bisogna che tutto cambi perché tutto rimanga com'è. Ma per cambiare ci vogliono i soldi.

La guerra in Iraq - e un po' meno quella afgana - hanno avuto il doppio ruolo di mettere un piede con gli anfibi da marines in zone produttive strategiche per tenere sotto scacco i paesi emergenti affamati di petrolio e, cosa altrettanto importante, spingere il prezzo del barile in alto per permettere agli attori in campo di guadagnare sul prezzo stesso del petrolio.
Da un lato, i protagonisti industriali che costruiranno i nuovi impianti e troveranno nuove tecnologie di sfruttamento di risorse rinnovabili, rendendo solare, eolico, geotermico ecc sempre meno cari, di scala, redditizzi.
Dall'altro lato ci sono i protagonisti finanziari, ossia i fondi sovrani dei paesi produttori e i grandi investitori internazionali. La Finanza con la "F" maiuscola, che non è certo morta a causa dei mutui subprime. Anzi, grazie ad essi ci ha guadagnato alla grande. Perché - come dice un mio amico che lavora in banca - nelle crisi di borsa non è concepibile che tutti perdano. C'è sempre qualcuno che guadagna: chi la crisi l'ha voluta, prevista e innescata.

E le grandi banche, a cominciare da quelle americane? Ebbene, le grandi banche non a caso sono oggi un po' più pubbliche, un po' meno sparpagliate e un po' più sotto un ombrello comune. Perché il disegno di conversione del sistema globale deve stare in mano a meno persone possibile. Meno teste diranno la loro nei prossimi anni, più sarà facile - a livello di decisioni, scelte e spostamento di capitali e creazioni di infrastrutture - attuare la trasformazione del sistema in tempi brevi.

Quindi questo è il quadro. Obama verrà eletto? Se lo sarà, la conversione del modello occidentale da un sistema basato sul petrolio ad un sistema più ecologico sarà più facile. Perché Obama è un simbolo forte del nuovo. Come lo era Kennedy (forse più oggi che ieri, viste le pallottole che s'è beccato).

Il sistema politico-industriale-finanziario globale ha già detto la sua. E Obama è il portavoce del Sistema, il migliore. Perché più di Mc Cain è in grado di guidare, stimolare e ammaliare la gente comune su una decisione già presa da chi comanda. Tutti noi simpatici spendaccioni compreremo auto ecologiche e installeremo fotovoltaici convinti - in un modo o nell'altro - da Obama o da chi ha il faccino pulito. E' come nel film Il Petroliere: Daniel Day Lewis andava a stringere contratti tenendo per mano il suo bambino dal visino innocente. Lacrima olet.

Ecco quindi che l'ecologia e le fonti rinnovabili sono la nuova bolla che ci aspetta. Ne sono convinti in tanti, se n'è parlato anche a Report nella puntata dedicata al crac finanziario.

Ma questa volta non sarà solo una bolla. Non si tratta più solo di laboratori creativi della Silicon Valley da innaffiare con venture capital o di mutui da regalare a tutti. Questa bolla servirà ad andare molto oltre, a spingere l'Occidente più avanti dei paesi emergenti riguadagnando il terreno perso. E' la strategia con cui l'Occidente propone ancora una volta se stesso come leader dalla faccia buona e democratica. La faccia ecosostenibile e non razziale di Kennedy-Obama.

Il successo dell'Occidente è da sempre un successo di comunicazione e si scrive con due parole: FUTURO e SPERANZA.

Il West System ha trionfato nell'ultimo secolo sul nazionalsocialismo e sul comunismo perché era un sistema fondato su questi due valori comunicativi. Troppo spesso specchietti per le allodole di un organismo ben più cinico e pragmatico a cui poco è importato di disperdere risorse, affamare popoli e assetarne altri.

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L'Occidente non è morto. Sta solo cambiando faccia.

Ne beneficierà l'ecosistema, oltre che il Sistema?

Staremo a vedere.

4 commenti:

Copyo ha detto...

Nel Corriere della Sera di oggi 06/11/2008, il giornalista e scrittore Paul Berman parla della politica di rinnovamento energetico anti-petrolio.

Berman consiglia ad Obama di risolvere la crisi economica americana proprio con una politica energetica fondata su fonti alternative che permetterebbe agli USA di rendere se stessa (e, aggiungo io, il Sistema Occidente) meno dipendente da paesi Arabi, Russia e Venezuela (guardacaso i paesi che con Ahmadinejad, Putin e Chavez contrastano la potenza americana).

Aggiunge poi che la vera sfida sarà coinvolgere la Cina nella rivoluzione anti-petrolio con la creazione di autorità energetiche transnazionali. Berman teme però che la Cina si ponga su posizioni opposte, creando un polo politico-energetico-economico mondiale fondato proprio sul petrolio, in contrasto con gli USA.

Qui il link: http://www.corriere.it/esteri/08_novembre_06/farkas_intervista_paul_berman_7abc1590-abd4-11dd-9d45-00144f02aabc.shtml

Copyo ha detto...

Riposto il link:

http://www.corriere.it/
esteri/08_novembre_06/
farkas_intervista_paul_berman_
7abc1590-abd4-11dd-9d45
-00144f02aabc.shtml

Copyo ha detto...

Articolo sul tema anche di repubblica.it:

http://www.repubblica.it/2008/
10/sezioni/ambiente/clima-vertice-ue-
2/obama-ambiente/
obama-ambiente.html

Copyo ha detto...

Anche la Cina parla di necessità di guidare i cambiamenti climatici con una nuova politica energetica. Articolo di cnn.com

http://edition.cnn.com/2008/
WORLD/asiapcf/11/06/
china.climate.ap/index.html