mercoledì 26 agosto 2009

Wallace Souza: storia di un politico del XXI secolo.

Souza.

Che vi dice questo nome? Come non vi ricordate? Souza era il cattivo più cattivo che si scontra con Al Pacino-Scarface, quel narcotrafficante invetato da Oliver Stone e Brian De Palma che ci regala la celebre sparatoria finale del film con tuffo in piscina dell'eroe Tony Montana.

Ebbene, nella realtà, nello stato di Manaos in Amazzonia, esiste un Wallace Souza altrettanto spietato.

Ma... fermi un attimo! Anche Wallace non è mica un nome da niente, direi di tarantiniana memoria. Come dimenticare il boss Marcelus Wallace di Pulp Fiction, noto ai posteri per le disavventure del suo sacro orifizio.

Ok, torniamo al personaggio reale. Wallace Souza, ex poliziotto classe 1958, è oggi un noto conduttore televisivo e politico brasiliano. La sua fama è nata grazie ad un programma TV di grandissimo successo in una regione amazzonica in cui venivano mostrate immagini reali di arresti e raid della polizia contro criminali senza scrupoli.

Le immagini erano - manco a dirlo - violente e crude. Insomma, come in Scarface e Pulp fiction, solo un po' più reali.

Forte del suo grande successo come conduttore, qualche anno fa Souza si è dato alla politica risultando il più votato dello Stato dell'Amazzonia. Tutto grazie alla formula: tanti allocchi davanti alla TV, tanti polli in fila al seggio.

Come nelle storie migliori, nella sua vita è entrato però un personaggio losco, tale Moacir Moa Jorge da Costa, anche lui ex poliziotto e killer a pagamento.

Di recente Moacir è stato arrestato e accusato di un lungo elenco di crimini finché se ne esce con una cosa che rovina la stella di Souza: lo accusa infatti di essere il mandante di diversi omicidi, commissionati apposta per essere ripresi "a caldo" dalle telecamere del suo programma TV.

Ora dico io, se c'è chi pianifica omicidi per il gusto degli spettatori più rincoglioniti, non c'è tanto da stupirsi se pochi si accorgono che un TG qualsiasi può farci vedere ciò che vuole.

p.s.: leggetevi l'articolo di Vargas Llosa su La Stampa.

p.s. bis: non che a rileggersi la biografia di Giulio Cesare le cose siano tanto diverse.

Oh tempora, Oh mores!

mercoledì 29 aprile 2009

Il Reuccio, la Lady Ferita, il Lord Padano e il sì al Referendum

Sembra una trama shakeaperiana, invece è l'Italia.

Nella politica dello stivale non c'è mai stato un Re. C'è stato un Duce e qualche monarca di statura più nana del nostro, perché tutti privi di un potere diffuso come quello attuale di Berlusconi.

Gli altri paesi europei un Re l'hanno avuto, Spesso più di uno.

Quei re stranieri hanno avuto un ruolo storico, quello di limitare i poteri dei baroni costruendo un potere centrale che col tempo e il cambio di scenario politico e sociale si è trasformato in sistema unitario e meglio governabile. Ciò che è mancato all'Italia.

Fino all'altro ieri. Oggi c'è un Premier che sceglie i suoi candidati nelle regioni (vedi Sardegna, Abruzzo ecc ecc) mettendo a tacere - così pare - le pretese dei signorotti locali. C'è un Premier che sa e può dire la sua in ogni questione pubblica (è al governo) e privata (controlla la pubblicità e quindi l'imprenditoria). C'è un Premier che non è un Duce, secondo alcuni al massimo è un ducetto. Per me - limitatametne a questo post - Berlusconi può essere un'occasione da non lasciarsi sfuggire.

L'Italia ha avuto staterelli, signorie, potentati, sistemi pentapartitici, CAF. Sempre e comunque poteri divisi o condivisi e mai sintetici (pare che almeno nella finanza un Re indiscusso ci sia stato, quel Cuccia signore di Mediobanca dove oggi siede la figlia del Premier).

Il punto è: quando sopraggiungerà la fine politica di Berlusconi, i signorotti locali rialzeranno la cresta o Berlusconi sarà stato davvero così forte da cambiare il sistema e lasciarcene uno, forse più indebitato, ma almeno capace di esprime leadership che non devono contrattare ogni giorno con signorotti e colonnelli la delega a governare ricevuta dagli elettori?

Tutte queste riflessioni nascono dalla dichiarazione più importante che Berlusconi potesse fare. Un vero spartiacque politico. E cioè il suo appoggio al referendum.

La rilevanza della notizia è da leggere tra le righe di quella Novella 2000 che è il nostro sistema di informazione. Berlusconi l'ha detto sottovoce per evitare che Lord Bossi s'incazzi, e ha dovuto schierare il gossip familiare a distrarre un po' i leghisti e tutti gli altri.

Oggi leggerete infatti ovunque che Veronica Lario è disgustata dal "ciarpame senza pudore", riferendosi alle veline destinate al Parlamento Europeo, personalmente scelte dal marito-premier. Notizia così preminente rispetto al temutissimo scontro Berlusconi-Bossi, da diventare la prima su tutti i siti di informazione - aaah! volesse il cielo che i giornalisti leggessero più La voce che Dagospia!

Tornando a bomba. Se Berlusconi appoggerà davvero il referendum che introduce il premio di maggioranza per il partito che prende più voti e non per la coalizione, e se il referendum passerà, probabilmente cadrà il governo, ma lui diventerà un quasi statista. Perché la Lega non sarà più perno di niente e avremo due soli megapartiti. Insomma, un'Italia un po' meno schiava dei ricatti dei nani.

Quelli veri.

[P.s. a Franceschini: piuttosto che al dito tra moglie e marito, sta attento al ditino tra il Reuccio e il suo Lord. Il PD ha tutto da guadagnare da quella lite]

[Gli storici mi scusassero per le palesi semplificazioni]

[Vignetta da Google Images]

martedì 28 aprile 2009

2.427.000 italiani sono più poveri di due milioni e mezzo di italiani

Sembra un paradosso ma non lo è.
Un titolo di giornale con una cifra scritta in numeri si vede più di uno con le cifre scritte in lettere.

Oggi corriere.it pubblica un articolo piuttosto illuminante sulla povertà che aumenta in Italia. Chi ne parla? Chi ne discute? Ma che ooooh? C'è da incazzarsi per questo silenzio.

Se il PD lo capisse, che certi temi vanno affrontati, magari con l'aiuto di qualche stratagemma di comunicazione, forse ruberebbe una prima pagina, non dico al Berlusca ma almeno a Josef [oggi anche lui in Abruzzo a chiedere chiese più solide. Che satanasso! Lui sì che copia come si deve il nostro divo].

Forse i dirigenti PD hanno bisogno di un po' di allenamento.
Se non ci lasciano gli attributi una volta per tutte.


domenica 26 aprile 2009

PD Telefono Casa



C'era una volta ET, l'alieno di Spielberg.

C'è oggi Debora Serracchiani, l'aliena dell'establishment politico. Imposta all'attenzione dei dirigenti PD da quella base che ancora crede nel PD, più dei vertici del PD. Imposta dalla Rete tra i nomi in lista per le Europee.

Come c'è arrivata?

Cultura [sua]
Intelligenza [sua]
Sintesi [sua]
Rabbia [sua e nostra]
Argomenti [suoi, nostri, dei riformisti]
Rete [di tutti]
Tam Tam [proporzionale alle sue doti e alla nostra rabbia]
TV [Rai ancora servizio pubblico - Grazie Daria!]
Telefono [di Franceschini?]

Perché io non so se l'ha chiamata Franceschini in persona per comunicarle che i vertici del PD, costretti dal furor del popolo di sinistra, volevano farne uno dei nomi nuovi del partito.

Ma so che il PD avrà ancora una casa, il PD si sentirà a casa, il PD non se ne andrà a casa se gente come Debora mostrerà le palle dicendo che D'Alema, Rutelli e Binetti sono ormai delle minoranze nel popolo dei riformisti.

Perciò, se D'Alema, Rutelli, Binetti e tutti gli altri che non ci rappresentano più vorranno mettere a disposizione la loro esperienza e i loro contatti per la causa della maggioranza del popolo dei Riformisti, ben venga. Se no:

A CASA!!

venerdì 24 aprile 2009

Un po' mafiosi per battere il Re Sole

Ogni tentativo di opposizione alla macchina berlusconiana è al momento destinata a fallire.

Non lo dico con rassegnazione, ma con la presa di coscienza che gli sforzi di chi si considera Riformista debbano essere spostati sui temi, quei temi che davvero interessano la gente di domani, il giorno in cui il fenomeno e il potere di Berlusconi sarà tramontato.

E lo dico anche perché, nonostante l'Italia sia troppo poco abituata al bipolarismo e all'alternanza, Berlusconi ha vinto e deve essere lasciato governare. Certo, ci sono le ansie che nascono da possibili derive autoritarie, dal saccheggio delle risorse dello Stato, dal terrore che alla fine di questo ciclo politico il debito pubblico sarà spaventoso al punto da non lasciare nessuna manovra realmente riformista, per non parlare delle ansie che derivano dal potere crescente di una cultura leghista e fannullona - ben inteso, le due cose non sono legate insieme, anzi credo che i leghisti nascano e rimangano persone attive e produttive, seppur sempre più razzisti, mentre i fannulloni sono i portatori sani della cultura neutra e del pensiero unico, di chi non si è mai posto la domanda: che individuo sarei senza la protezione della massa?

Queste ansie ci impongono di tenere un occhio vigile, ma le vere energie devono essere spese su altre cose.
Per esempio, opporsi alla nuova, ennesima trovata propagandistica di spostare il G8 dalla Maddalena all'Abruzzo è un'inutile follia. Qualsiasi manifestazione dei no global sarà bollata dai mezzi di informazione come un tentativo estremista di chi non capisce la tragedia dei terremotati e l'impegno del governo e dei grandi della Terra a loro favore. E' sicuro che l'attenzione dei moderati andrà a favore di Berlusconi. E così pure il loro voto.

E' inutile. Il governo Berlusconi è innanzitutto una task force esperta di comunicazione. Dietro i ministri c'è un gruppo straordinariamente organizzato che calcola ogni mossa. Rispondere alle mille iniziative, spesso solo propagandistiche, non serve a nulla, fa solo il gioco di chi le ha innescate. Non a caso quando la bomba si rivela controproducente, arriva sempre la smentita con toni calmi, bonari, pacificatori. Ancora una volta toni moderati per acchiappare i moderati (che per fortuna ancora esistono, anche se non so per quanto).

Quando Fini si oppone a Berlusconi perché lo fa? Per il suo ruolo istituzionale? Perché davvero sta diventando uno di sinistra? Ma fatemi il piacere. Chi ascolta Fini vota comunque PDL, o no? L'acqua arriva allo stesso mulino. O, detto in altri termini, il berlusconismo si fa opposizione da solo, sottraendo all'opposizione parlamentare e extraparlamentare i suoi temi. Quando Fini difende la Costituzione, lo Stato laico ecc ecc, sottrae con tutta la sua forza comunicativa i temi che dovrebbero essere di Franceschini e compagni. Gli ruba la scena e di conseguenza i voti.

L'obiettivo è il tanto dichiarato 51% + 1 alle Europee. Un obiettivo possibile? Non so, ma è pur sempre un obiettivo che loro hanno, forte, chiaro e a breve scadenza, in attesa di un nuovo obiettivo. Diversamente da noi che non ne abbiamo alcuno se non quello di fare opposizione.

I Riformisti non riusciranno mai a mettere i bastoni tra le ruote al berlusconismo inseguendo il berlusconismo. La partita è già persa. I Riformisti devono guardare avanti con temi propri.

I temi? Uno su tutti: l'educazione, la scuola, la meritocrazia. In altre parole: la cultura del domani.

Le scuole sono nei quartieri. Lì vive la gente, lì si gioca a pallone. Lì un po' per volta bisogna ripartire. La svolta arriverà un giorno dal basso. Conquistare ora i titoli dei giornali non serve, soprattutto se si gioca di rimessa.

L'unico momento in cui il Governo ha avuto paura di perdere consensi è stato con gli errori madornali della riforma Gelmini e la reazione fortissima dell'Onda nelle piazze. una reazione inaspettata e non pilotata, giunta dal basso. Qui il berlusconismo ha dovuto giocare di rimessa.

Io però non credo che si debba stimolare la scuola portandola in piazza. Sarebbe una strumentalizzazione degli studenti che tali devono restare, oltre che un'occasione di sponda e rinculo per chi aspetta dalla piazza un nuovo, inutile estremismo con falce e martello. La scuola va lasciata nelle aule a fare quello che deve: dare cultura, educazione, responsabilità, capacità critica. Perché questo è l'obiettivo ultimo: costruire - o conservare - una società preparata a gestire se stessa, pronta a difendere e riconoscere i diritti dell'individuo, dal più forte al più debole, dal più uguale al meno uguale.

Faccio una provocazione. L'Italia è un paese mafioso? Sì, il più mafioso di tutti. E cosa fa la mafia da 15 anni a questa parte? Sta in silenzio, non scende più nelle piazze con le bombe e le stragi che spaventano i moderati. La mafia ha capito che il potere e il controllo della società si conquista col denaro accumulato e il silenzio del ricatto, senza dare nell'occhio. Perciò i Riformisti facciano i mafiosi una volta tanto. Smettano di vivere da protagonisti, da eccentrici, da radical chic eticamente superiori e ben vestiti. I Riformisti operino una volta tanto nell'ombra, in silenzio, portando avanti la loro causa senza dare nell'occhio.

Lasciamo che Berlusconi sia sempre esposto alla luce dei suoi riflettori. Lasciamo che faccia il Re Sole. Noi muoviamoci altrove, veloci e rapidi con le nostre idee.

Alla lunga, chi corre all'ombra si stanca di meno.

[Foto da Flickr]